FIORI DI LOTO

FIORI DI LOTO

12 Settembre 2005 0 di Timoteo Lauditi

Difronte all’attrazione che il mondo esercita sui giovani, i genitori si dimostrano spesso impotenti, spesso per un falso senso di lealtà, per un amore sentimentale.


FIORI DI LOTO

Ammiriamo come con occhi aperti
deboli figure umane, giovani
vite che in moto lento ci sfuggono:
uomini acerbi condannati all’oblio
prima che arrivi il loro tempo.

Si staccano in un’immagine sfocata,
incantati dalla culla di vapori drogati.
Privi di vigore ci muoviamo in moviola,
incerti se fermarli o aspettare.

Sono belli e vigorosi, fiori freschi,
ma li contempliamo quasi in silenzio.
Ci appaiono vicini e tangibili
a un tocco di presa e liberazione.

Proviamo ogni tanto un debole
“Vieni, fermo! Non andare!”.
Solo parole. Troppo vili e deboli,
ingombri di occupazioni inutili;
abdichiamo rassegnati senza forza
per salvaguardare energia per noi.

Tardi ci svegliamo dal torpore.
Ci siamo saziati con loro di frutti
tremendi che drogano i sensi,
fiori di loto che fanno dimenticare:
a loro insidie, a noi i sacrifici.

Il guardiano della palude
ha disseminato fiori di loto,
ci attrae violentemente a sé.
Li perdiamo per nulla, per paura
d’apparire severi, di un “matusa”.

Ballano ingenui nei nostri dintorni,
vivono con noi ma son già fuggiti
verso chi promette luci false, accecanti.

Troppo intenso è il profumo di loto
e dolce il suo frutto che uccide
la realtà in un istante.
E perdiamo questi figli in uno stagno,
profondo, fangoso, figlicida.

Timoteo Lauditi, 12 settembre 2005
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