RADICI PERSE

RADICI PERSE

1 Settembre 2002 0 di Timoteo Lauditi

RADICI PERSE

Ammantava il mio cuore una dolce sensazione
e mi scaldava un’ombra amica che lei mi donava
vivendo, che mi scortava con la sua esistenza:
quella d’aver radici eterne, di viver per sempre.

Con lei viva si faceva mia l’andata stagione.
La sua storia diventava anche un po’ la mia,
e ‘l mio futuro si faceva garante del suo
mentre i nostri anni assommati sfidavano il tempo,
il secolo, rafforzando in me l’idea d’eternità.

Radici lontane legate ai ricordi
si allungavano abbracciando sicure
il terreno stabile della sua storia
per così dar forza ai virgulti di osare
e spingersi verso l’gnoto domani.
Mi convincevo: ho lunga la vita
con nonna che te la racconta.

Ora non c’è più colei che mi rendeva bambino
nei ricordi, e che gli anni apparivami eterni
quando tutte le estati era da lei la vacanza.
Mi ritorna che amava raccoglier gelosamente
le scatole digiune di biscotti e cioccolati
svizzeri, dopo che li avea finiti sobriamente
chè arrivavan avari solo al volger dell’anno.

Noi piccoli e freschi rampolli ci divertivamo
con mezz’ora di carosello in bianco e nero.
E ci si sbucciava le ginocchia a correre e cadere.
E m’impressionavo quando di nascosto scoprivo,
sbirciando, che si faceva la toilette, coi capelli
sciolti, e la cipolla si faceva lunga e grigia.

Rivedo ogni tanto quel dì, quando raccolto il passato
in un bara, si piegò piangendo sul nonno
“Funzin mie”, adagiando l’ultimo suo bacio
sulla sua fronte ormai inerte. Radici recise
ai miei diciot’anni: un passo verso il nulla per me.

Ora, ha raccolto la vita anche lei
in un finale di sofferenza indicibile.
Quando anche su lei han piegato il velo,
crudele ho sentito staccarsi il mio passato.
E mi rincorre più veloce l’ora mia
ed ecco, non so se pure io vivrò quanto lei.

Mi sovrasta ora più aggressiva la realtà
cosciente, da uomo maturo, della mia tenuità,
e mi diletta di più la leggerezza incosciente
di bambino, e le gioie per il carosello
in bianco e nero, e per le ginocchia insanguinate
che eran solo quelle, ma con la vita davanti.

Mi convinco più ardito che senza Dio
le mie Radici sarebbero perse per sempre.
Il possedimento ereditario lasciatomi
dai nonni, sono l’eredità migliore:
la speme di riaverli quaggiù per sempre. 

Timoteo Lauditi, settembre 2002
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